Adoro il Sangiovese, ma la varietà che più amo è il Morellino. Se mi posso concedere un’espressione, che con il vino non c’entra proprio nulla, dico che mi sta simpatico. Questo vino mi regala sempre sentori certi e ben definiti di fiori rossi come violetta, peonia e frutti rossi: ciliegia, more, mirtillo. Ce li sento proprio e sono tutti lì per me. Poi arrivano al naso le erbe aromatiche, che nella mia cucina non mancano mai. Mi entusiasma la sua acidità, che mi piace definire elegante. Infine, lodi ai tannini, che sono di una finezza unica.
Interessante anche l’origine del nome: Morellino, che deriva dai cavalli con il manto morello che nel Medioevo venivano utilizzati per trainare le carrozze delle famiglie e dei funzionari nel territorio di Scansano. Parlando di queste cose mi torna alla mente il ricordo di mio nonno che, quando andò in pensione, con parte della liquidazione mi comprò un cavallo maremmano dal manto morello. Gli allevatori, colti da un raptus di fantasia, lo avevano chiamato Zorro. Mano a mano che cresceva Zorro dava vita al detto “matto come un cavallo”. Io ho sempre sostenuto che animale e umano si cercano, si trovano, si assomigliano…. e non aggiungo altro.
Tornando all’argomento principale, propongo a mio marito un tuffo nel triangolo del Morellino: Magliano, Marsiliana, Scansano. Accetta subito. Temporali in arrivo…..
La prima tappa, il primo vertice del triangolo è Magliano, un piccolo borgo medievale che si trova magicamente collocato tra un bellissimo cielo azzurro toscano ed il mare. Per me che sono l’emblema della pigrizia, la fatica di salire da “Porta Nuova” sulle mura che i senesi avevano costruito nel XV secolo, vale davvero la pena perché, oltre al panorama di Magliano, sembra quasi di poter toccare il bellissimo mare della vicina Talamone.
Con queste belle immagini ci dirigiamo verso il secondo vertice del triangolo: Marsiliana. L’antica Caletra degli Etruschi è un piccolo paesino dominato dalla Fattoria/Castello della famiglia Corsini dove facciamo un vero e proprio tuffo nel passato non solo perché ci troviamo immersi nell’atmosfera del XIX secolo ma perché, nel museo che si trova all’interno, c’è addirittura la ricostruzione di una tomba etrusca. Mio marito è “nei suoi cenci” e mi spiega che il principe Tommaso Corsini, appassionato di archeologia, aveva addirittura scoperto in questo luogo la “Tavoletta di Marsiliana”, uno dei rari esempi di alfabeto etrusco. Dopo averlo lasciato divertire con le sue passioni storiche vengo premiata con una mini-degustazione di due vini della Tenuta: Il Birillo ed il Marsiliana.
Il primo è un piacevole vino a base di Cabernet Sauvignon e Merlot, che ha un bel colore rosso rubino. Degustandolo si apprezza un aroma di frutti di bosco, violette di campo e ciliegie mature. In bocca sento i sapori di marmellata di frutti di bosco, la mia preferita, ma anche di cioccolato fondente e ginepro. Una curiosità: il nome deriva dal nome di un vaso a forma di birillo usato per portare in tavola il vino quotidiano.
Il Marsiliana è frutto della selezione delle migliori uve di Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot. Mi piace il suo colore un rosso rubino da manuale. Al naso si percepiscono gli odori di frutta bella matura come ciliegia e mora, ma anche il profumo della macchia mediterranea ed in particolare del ginepro. I tannini sono sofficissimi ed eleganti.
Si parte dalla Marsiliana per l’ultima tappa, per il terzo vertice del triangolo del Morellino: Scansano. Mio marito mi racconta che prima delle bonifiche gli uffici del Comune di Grosseto dal mese di giugno si trasferivano a Scansano per la cosiddetta “estatura” in modo che gli impiegati e le loro famiglie potessero sfuggire ai rischi della malaria.
Tornando con i piedi per terra, guarda caso siamo capitati nella patria del Morellino proprio in occasione della festa del vino…Come non fermarsi all’Enoteca Scansanese dove Alessandro, uno dei tanti giovani che con passione fanno questo lavoro, ci ha parlato di Morellini e di Vermentini ed è stato così bravo e gentile che abbiamo portato via una piccola riserva di Morellino: Le Pupille, Terenzi, e Ghiaccioforte.
Dopo i cateti abbiamo trovato anche l’ipotenusa andando a pranzo all’Osteria il Rifrullo. Anche qui una gradita sorpresa: un locale gestito da giovani ragazze e ragazzi gentili e preparati. Andrea ci ha accolto e consigliato ed abbiamo assaggiato due fantastiche specialità. Innanzitutto, il Tortellone, un megatortello che, da golosi come siamo, abbiamo preso sia al tartufo che burro e salvia. Debbo dire che erano ambedue fantastici e, specialmente quello semplice burro e salvia mi ricordava i tortelli fatti in casa di quando ero piccola. A seguire carne alla buttera: uno spezzatino di carne morbidissimo leggermente speziato e saporito accompagnato da una spadellata di verdure. Porzioni abbondanti ed ottima qualità che abbiamo accompagnato, inutile dirlo con un Morellino. Andrea ci ha proposto “Poggio Brigante DOCG. E’ stata un’ottima scelta. Poggio Brigante è fatto con uve 100% Sangiovese che gli danno il tipico colore rosso rubino con riflessi violacei ed il profumo è quello intenso di frutta a bacca rossa. Il sapore è asciutto, ha una buona struttura e tannini morbidi. Per i canoni di Sommelier: equilibrato, per quelli di Alessandra: veramente buono.
Tornando a casa, dopo questa bellissima giornata, abbiamo abbassato la capote della macchina e, pur consapevoli che l’indomani ci saremmo alzati pieni di dolori, a passo lento abbiamo continuato a lasciarci inebriare dai profumi di questo meraviglioso angolo di maremma.