Riguardo alle donne, specialmente quelle della mia età, esiste il preconcetto che abbiano una predisposizione naturale per le faccende domestiche. Anche i giochi che ci venivano regalati da bambine erano un richiamo, neppure troppo velato, alle nostre mansioni future: piattini e pentoline, la piccola scopa con annessa palettina e, per chi poteva permetterselo finanziariamente, la piccola cucina in legno. Personalmente avrei preferito i trenini ed i robot con i quali giocavano i miei amici maschi. Questa, quasi sicuramente, era un’anticipazione di quanto mi risultino poco piacevoli i lavori domestici, anche se cerco di svolgerli in modo organizzato e produttivo magari con l’ausilio di un po’ di musica e di un arredo della casa molto minimal che mi consente di spolverare più facilmente.

Anche fare la spesa al Supermercato non mi esalta, ma d’altra parte preferisco scegliere da sola i prodotti. Non sopporto che mi stampino il carrello nelle gambe quando decido di fermarmi all’improvviso, mi si chiude la vena quando vedo fare la centrifuga all’insalata oppure togliere i chicchi all’uva per un assaggio; ma la cosa peggiore è la corsa con annessi spintoni per raggiungere la pole position quando, mentre sei in fila, apre all’improvviso  una nuova postazione cassa.

Mi vengono in mente con nostalgia i piccoli negozi di alimentari di quando ero bambina, il rapporto che si instaurava tra negoziante e cliente, la selezione accurata dei prodotti, i meravigliosi incarti degli affettati e la presenza sul banco di “lui” il blocco di cioccolato morbido da vendere a fette, mono o bicolore che a merenda potevi inserire nel panino all’olio.

Tornando alla spesa, visto che devo farla, prediligo i prodotti a chilometro zero quindi molti meno passaggi tra chi li produce e chi li acquista e li consuma. Alle verdure, alla frutta, alla carne ed al pesce, si sono aggiunti altri prodotti e, negli ultimi anni, tutto questo si sta espandendo anche in molti settori. Quello che aumenta sono la freschezza e la genuinità, quello che invece cala sono i costi di trasporto e anche una diminuita emissione di anidride carbonica e quindi meno inquinamento ambientale.

Parlando di chilometro zero, mi è venuto in mente che questo si può applicare anche alla ricerca della meraviglia di un luogo. Vorrei parlare a questo proposito di un affascinante tratto di strada vicinissimo a noi tra Quercianella e Livorno: Il Romito.

Il nome Romito deriva da un gruppo di frati che vivevano in eremitaggio in una grotta sulla scogliera dove ora sorge il Castello di Sonnino. La costa che vediamo dalla strada è molto frastagliata, ma il mare ed il vento hanno scavato delle scale naturali nella roccia. Gli fanno da cornice la Torre di Calafuria, il Castello del Boccale, il Castello del Romito. Io faccio quella strada sempre con lentezza anche se ho fretta e tutte le volte mi appare diversa e mi pare sempre di udire il “para parapara papa” del clacson del mitico film di Dino Risi con Gassman e Trintignan.

Il Romito è un susseguirsi di piccole curve, tornanti e rettilinei immersi in una meravigliosa macchia mediterranea. Nelle belle giornate si vedono il blu del mare, il giallo ocra della roccia di arenaria ed il verde della vegetazione che ti stupiscono. C’è da dire però che la strada è un po’ trafficata essendo… il Parco Naturale dei Livornesi Abbronzati Docg. Infatti, da febbraio a dicembre vedi come flora stanziale i simpatici abitanti di Livorno stesi a prendere il sole, con asciugamano e borsina frigo d’ordinanza. A gennaio no, perché giustamente si fanno le lampade per non arrivare al mare bianchi. Quando andavo all’Università percorrevo in treno il Romito e ricordo che, soprattutto nei mesi di aprile e maggio, quando era tempo di esami, dopo la galleria vedevo la scogliera del Romito piena di bagnanti e come me, li vedevano anche tanti miei colleghi studenti… ed il treno andava avanti ad elettricità e invidia……

Ma chilometro zero è anche un Ristorante che puoi raggiungere anche a piedi e che ti fa sentire come se tu andassi nella cucina di casa tua; per me questo luogo è “L’Osteria de Le Chiacchiere” nel centro di Cecina. Sabrina Michela e Giancarlo lo hanno inaugurato nel 1996 e quindi… sono soltanto 26 anni che ci andiamo regolarmente a mangiare.

Il piacere di frequentare le persone finisce per trasformarsi in confidenza ed amicizia per cui Le Chiacchiere è divenuto negli anni non solo un posto dove andare a mangiare ma anche dove stare con persone che ti fanno sentire calore ed amicizia perché hanno condiviso un quarto di secolo della tua vita e dove, se mi presentassi in pigiama e ciabatte, mi farebbero tranquillamente accomodare al tavolo senza battere ciglio. Sabrina, oltre a ideare patti intriganti e piacevoli, con un occhio alla nostra tradizione marinara e contadina, è anche una preparatissima Sommelier e Michela con il suo sorriso e la sua dolcezza è una formidabile creatrice di dolci. Insieme ad Antonio che corre come una trottola in sala sono una bella squadra.

Potrei citare innumerevoli specialità che abbiamo gustato negli anni, piatti semplici ma rivisitati con gusto e fantasia, ma parlerò della cena più recente. La proposta parte dal mio assistente, che in questo periodo è molto più impegnato del solito nel suo vero lavoro ed il giorno spesso salta il pranzo. Sicuramente colto da qualcosa di più di un semplice languorino mi chiama per avere notizie sulla cena e, sentendo la mia risposta di cena”dietetica”, mi comunica di attenderlo al cancello… Nel giro di una manciata di minuti arriva e mi dice: “Siamo a cena da Sabrina”. Non replico perché questo piano B mi salva sicuramente la serata in quanto sia la passeggiata per arrivare che l’accoglienza di Sabrina e Michela lo mettono di ottimo umore.

Appena seduti al nostro tavolo ci viene portato un piatto di polenta fritta a dadini che ci fa da aperitivo seguito poi per me da un crostone di pane con baccalà alla livornese e per il già più tranquillo assistente una tartare di chianina con scaglie di parmigiano.

A seguire il tecnico informatico si gusta una tagliata con tartufo e parmigiano mentre io prendo una più semplice ma altrettanto appetitosa tagliata di tonno con contorno di patate. Per conciliare questa esplosione di diversi sapori e per la felicità di mio marito, abbiamo abbinato un Franciacorta Extra Brut La Montina, uno spumante metodo classico di un bel colore giallo tenue con riflessi verdognoli, equilibrato, con un perlage finissimo bello da vedere nel bicchiere, una bollicina morbida ed avvolgente. Al palato è secco e pulito. Al naso è ampio, con sentori di fiori bianchi, frutta secca e frutta gialla fresca. Per il Sommelier: piacevolmente secco al palato, pulito e con una buona sapidità. Per Alessandra: Si è rivelato un ottimo compromesso da abbinare con piatti e sapori diversi. Buono+.


Per terminare in bellezza non poteva mancare la panna cotta con crema di melagrana e scaglie di cioccolato che accompagnato dagli abbracci di Michela e Sabrina ci hanno fatto tornare a casa sazi e contenti.

È bellissimo viaggiare e fare nuove esperienze ed io ne sono una delle più convinte sostenitrici, ma è altrettanto bello che ci siano porti e posti sicuri vicinissimi a casa dove rifugiarsi, rilassarsi e sentirsi sempre benvenuti. Grazie Chiacchiere!

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